Gio Ponti

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Interior Designer: Gio Ponti

Gio Ponti si laurea in Architettura al Politecnico di Milano alla fine della prima guerra mondiale, cui partecipa in prima linea guadagnandosi alcune decorazioni sul campo. Nel 1921 sposa Giulia Vimercati. Avranno quattro figli: Lisa, Giovanna, Letizia e Giulio. Nel 1927 apre lo studio a Milano con l’architetto Emilio Lancia. Dagli inizi degli anni Venti fino al 1938 collabora con la Manifattura Richard-Ginori, rinnovandone la produzione. Nel 1928 fonda con Gianni Mazzocchi la rivista Domus. Nel 1933 assume la direzione artistica di Fontana Arte, un altro successo dopo quello ottenuto con Richard-Ginori.
Negli anni Trenta partecipa alle Triennali e ne cura alcune edizioni di successo. Dal 1936 (fino al 1961) è docente del Politecnico di Milano e nel 1933 si associa con Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini (fino al 1945). Da questo sodalizio nascono importanti progetti, tra cui il Palazzo Montecatini a Milano del 1936-1938, in cui Ponti realizza la “progettazione integrale” dell’edificio e degli interni. Altre opere del periodo sono architetture civili (la Torre Littoria a Milano del 1933), edifici scolastici (la Scuola di Matematica alla Città Universitaria di Roma del 1934 e la Facoltà di Lettere e il Rettorato dell’Università di Padova del 1937) e residenziali (Casa Marmont del 1934 e le “Domus” del 1931-1936 a Milano).
Alle grandi opere si affianca una vasta produzione nel settore dell’arredo, come testimoniano anche le sue tre abitazioni milanesi, completamente arredate “alla Ponti”: in via Randaccio (1925), in via Brin (Casa Laporte, 1936) e l’ultima in via Dezza (1957), “manifesto” del suo design domestico. Gio Ponti, promotore dell’industrial design italiano, propone la produzione in serie nell’arredo d’interni come soluzione “sofisticata”, economica, “democratica” e moderna.
Nel 1941, abbandonata la direzione di Domus, fonda la rivista Stile. Nel 1952 nasce lo Studio Ponti-Fornaroli-Rosselli. Nel 1954 è cofondatore, accanto ad Alberto Rosselli, della rivista Stile Industria. Negli anni Cinquanta Ponti conosce “una nuova giovinezza” creativa. Ne sono testimonianza il secondo Palazzo Montecatini
(1951), gli arredi del transatlantico “Andrea Doria” (1952), gli interni e la piscina dell’Hotel Royal di Napoli (1953), l’Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma (1954), le ville a Caracas, Villa Planchart (1955) e Villa Areazza (1956), e a Teheran, Villa Nemazee (1960). È del 1956 il suo capolavoro: il Grattacielo Pirelli di Milano.
Negli anni Sessanta si sposta in Oriente dove realizza gli edifici ministeriali di Islamabad in Pakistan (1964) e la facciata dei grandi magazzini Shui-Hing a Hong Kong (1963). Sempre di questi anni sono l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento (1960) e di Roma (1964) e la chiesa di San Francesco (1964) e di San Carlo Borromeo (1966) a Milano. Negli anni Settanta, a ottant’anni, Gio Ponti realizza ancora architetture importanti, come la Concattedrale di Taranto (1970) e il Museo di Denver (1971), e arredi, come “la poltrona di poco sedile Gabriela” del 1971.

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