Pittore, fotografo, film-maker americano fu uno dei più radicali e poliedrici rappresentanti del dadaismo e del surrealismo. Negli anni '20 e '30 lavorò a Parigi fondamentalmente come fotografo. Con Moholy-Nagy iniziò a sviluppare il gusto per la sperimentazione di forme nuove, raggiungendo risultati innovative con l'aerografo, con la pellicola fotografica e con la manipolazione di oggetti d’uso comune.
Realizza i suoi primi rayogrammes, una delle invenzioni più straordinarie del XX secolo: si tratta di immagini ottenute da materiali fotosensibili impressionati senza l'ausilio di obiettivi e di fotocamera, e senza la mediazione del negativo, realizzate mettendo a contatto l'oggetto direttamente con il liquido di emulsione. Una scoperta casuale: "Un foglio di carta sensibile era finito inavvertitamente nel bagno di sviluppo", racconterà lo stesso Man Ray nell’autobiografia del 1963.